Settegiorni, su Voce del 23 aprile

“Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria...”. Chissà se il Duce buonanima avrebbe mai immaginato che l'ora, che al popolo italiano annunciava l'entrata in guerra, ottant'anni dopo avrebbe segnato invece la spaccatura tra due Italie: quella che crede nel coprifuoco alle 22 e quella che lo reclama alle 23. Dove si dimostra che da noi è più facile scatenare una guerra civile su una questione di principio, che porsi il problema di una piccola modifica di abitudini: per esempio, anticipare alle 19 la cena al ristorante o gli spettacoli cinematografici, magari rinunciando a rientrare a casa subito dopo il lavoro. E pensare che solo qualche anno fa in Comune era stato istituito un ufficio per la modifica degli orari della città. E che proprio da questo giornale si era tentato di assecondarlo con l'iniziativa "Io resto fuori” che invitava a passare direttamente dal lavoro al divertimento e alla convivialità, ritardando il rinserrarsi dentro le pareti domestiche foriero di divano, televisione e rinuncia alla socialità. Tanto più, verrebbe da aggiungere, che dopo il Corso e l'Eden, anche lo Space City ha deciso di ripartire con la propria programmazione cinematografica, meritandosi l'opportuna segnalazione.

 

Allarghiamo lo sguardo al mondo per cogliere sui social locali qualche tono derisorio sulle promesse di un dimezzamento delle emissioni entro il 2030 (“Con Biden l'aria è proprio cambiata e respiro già meglio”). Zitti per quattro anni invece sull'ambientalismo alla Donald Trump.