Sono significativi gli stati d’animo che si colgono dai commenti affidati ai social. Essi riflettono per lo più opinioni “contro”, non necessariamente dettate dalla politica, ma semplicemente frutto dell’indignazione, dello scontento, della denuncia del dettaglio che fa arrabbiare. Nella convinzione che urlare tutti insieme, chissà, potrebbero verificarsi sconquassi e rivolgimenti. Non c’è dunque da stupirsi che, nelle ore immediatamente successive all’esito elettorale, le voci sui social siano parse come tramortite e dolorosamente stupefatte, diradandosi e attenuandosi, quasi a prendere atto della propria sostanziale inutilità.
Settegiorni, su Voce del 21 giugno
C’è voluto un po’ di tempo, insomma, prima che il lamento, la denuncia, il sarcasmo iroso riprendessero a macinare la consueta acqua di ribellismo impotente, ma comodo, di rivolta rancorosa, ma inefficace quando sia affidata solo alla tastiera. E da che cosa, se non dall’abbattimen- to di una trentina di alberi sparsi sul territorio deciso dal Comune, poteva riprendere il proprio tran tran la denuncia social? Non siamo pregiudizialmente pro o contro la misura, ma riteniamo che gli uffici comunali abbiano buone ragioni tecniche (malattie, pericolosità, eccetera) e non siano affetti da forme di sadismo botanico che li portano a decidere abbattimenti a capocchia. Ma va registrato l’immancabile ritorno di due argomenti imperanti sui social. Il primo è che si doveva fare manutenzione prima: il che è come ribadire che prevenire è meglio che curare, che non facciamo con noi stessi, figurarsi per qualche decina di migliaia di alberature nel territorio comunale. Il secondo è che un virgulto ripiantato non può essere efficace come un albero di alto fusto e denso fogliame eliminato. Oltre a scomodare l’ovvietà, però, servirebbe mostrare anche un po’ di pazienza.