Il dibattito in corso sul futuro di Aimag, ravvivato dalle continue prese di posizione di esponenti politici della Bassa e dalla recente costituzione, a Carpi, di un Comitato per la difesa della multiutility, nasconde umori di fondo che aleggiano nelle istituzioni e non sappiamo invece quanto condiviso dalla pubblica opinione. Messi da parte i sospetti che esistano indecifrabili interessi di collocamento personale, si direbbe che in realtà si stiano scontrando due visioni di scenario. A nord, è la difesa di una risorsa nata nel territorio e che lì deve restare, come un'azienda che rappresenta anche una risorsa per l'occupazione e l'indotto. A sud prevale il senso di una ineluttabile direzione del mondo delle multiutility verso le dimensioni imposte da enormi bacini da servire, affrontabili disponendo non di centinaia di migliaia, ma di milioni di utenze. Localismo contro gigantismo; territorialità contro aziendalismo. Una terza via è forse possibile, se si abbassano le bandiere e si riuscirà a prendere il meglio delle due.
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