Capitani

E’ auspicabile “…una maggiore sensibilità dei capitani d’industria che investono nello sport locale nel prendersi cura delle infrastrutture esistenti”. Era dalle Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull di Thomas Mann che non leggevamo questa espressione evocativa di uomini inscalfibili il cui profilo si staglia possente sullo sfondo di gigantesche fabbriche e grandiose colate d’acciaio. L’ha estratta dal vocabolario primonovecentesco un valoroso esponente del partito Sel, per dire che l’imprenditoria locale deve interessarsi di più alle strutture sportive, notoriamente asfittiche e inidonee agli sport professionistici. Il dato che più sorprende è che un politico di sinistra sinistra, ritenga che esista non in Europa o in Italia, ma addirittura a Carpi qualcuno che possa essere definito capitano d’industria, mancando non solo i condottieri, ma perfino l’industria. E’ comprensibile che per mobilitare le masse proletarie serva inventarsi il padrone di una volta, l’avversario di classe che non si sapeva più dove fosse finito. Ma che sogno rivoluzionario è, se poi gli si va a chiedere di rifare lo stadio?

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