Si delineano i contenuti della nuova Casa della Comunità e spunta anche qualche interrogativo. I comunicati sottolineano la presenza nella struttura del Consultorio familiare con lo Spazio giovani, del Centro adolescenza e dello Sportello sociale (porta d’accesso ai Servizi sociali). Ma, verrebbe da chiedersi, e la sanità? Non è che cambiandone il nome, da Casa della Salute a Casa della Comunità, si è diluito un po’ troppo il versante sanitario? È vero che, insieme alla Cot e al Servizio di continuità assistenziale, potrà ospitare anche i medici associati che decideranno di aprirvi i loro ambulatori: ma ci saranno gli strumenti diagnostici, gli specialisti che sanno usarli e, in una parola, tutto quello che servirebbe per alleggerire il Pronto soccorso dall’assedio di richieste improprie, raggruppabili nella categoria dei codici bianchi? Non è che con questo si voglia criticare l’ottica sociale, indispensabile oggi per considerare anche le patologie. Ma alla fine, riuscendo a trovarli, servono medici, oltre che sociologi e psicologi; infermieri, oltre che assistenti sociali.
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