Bandiere, Metacarpi del 21 giugno

All’approvazione alla Camera della  riforma sull’autonomia differenziata,  si è vista la parte di destra dell’emiciclo  sventolare le colorite bandiere dei  territori mentre sui banchi di sinistra  compariva una marea di tricolori.  Era davvero strana l’inversione delle  parti, per cui i patrioti sono diventati  regionalisti spinti e i fautori del  regionalismo si sono trasformati in patrioti. Ma era la varietà di quelle  bandiere regionali contrapposte  all’unica nazionale che colpiva. Con  la rosa camuna lombarda, il Leone  di San Marco, il drappo della Savoia  per il Piemonte e una quantità di croci  di Malta, aquile e falchi stilizzati,  incluso il Gallo della Romagna. Era come se, spazzati via il Risorgimento  e 163 anni di storia unitaria, i mai  repressi umori localistici e provinciali  che scorrono nel fondo del Paese,  sgorgassero finalmente liberi nella  loro allegra e spensierata anarchia.  Rivelando che, al fondo, questo siamo:  fino al limite di una bandiera ciascuno,  a testimonianza della nostra  insopprimibile ingovernabilità.