Eppure il Carnevale ci parla ancora

I tempi a disposizione sono scarsi e più numerose sono diventate le sconnessioni tra  i diversi ambienti cittadini. Tuttavia il Carnevale può parlarci ancora come un tempo e  può addirittura svelarci alcune verità sulle proprie origini locali.

Pochi sanno, per esempio, che la testa di legno dell’eroe giovanile della famiglia Pavironica non è Sgorghiguelo, bensì Mostardino: serviva a ricordare e propagandare un prodotto locale grazie al quale si celiava: “Carpi, dalla mostarda fina, degli asini regina!”.

Sgorghiguelo, invece, è sopraggiunto al suo posto, pensiamo, per rappresentare i fasti e i nefasti  delle nuove generazioni (e si vide, fuori dallo scherzo, che la città seppe inventarsi, partendo da una marmellata – la famosa mostarda –, terreni di produzione e di avanzata industriale del tutto nuovi). 

Oggi come oggi, noi con un velo di tristezza, ci chiediamo: dove sono finite le esibizioni burattinesche dei fratelli Preti? Probabilmente la famiglia Preti ha esaurito una propria vocazione artistica, ma quasi nient’altro è subentrato a riempire questo vuoto. 

I temi legati al burattinismo sono tutt’altro che avulsi dal modo complessivo del comunicare tra i cittadini. In altre parole, dialetto e lingua nazionale si mescolano dentro la baracca delle teste di legno, riproducendo stili di comunicazione che rapidamente si modificano. Il fatto che ai giorni nostri, e già da molto tempo, siano quasi del tutto scomparsi i teatri di burattini può significare un indebolimento dell’attenzione alla nostra identità. 

Noi, vecchi nostalgici, non demordiamo e ci ripromettiamo di indagare nei luoghi dove  le ricordanze del passato invitano ad averne ancora cura.

Ringraziamo con questa nota chi ci ha messo a disposizione la storia della propria attività burattinesca e ci ha messo a diretto, concreto contatto con gli eroi della nostra epica teatrale. Parliamo di Carlo Alberto Contini detto “la Nina”, il quale, oltre che di teatro minore, si occupa anche di ben altro: è cantante, cantautore (ha fatto parte del complesso dei “Nomadi” durante le loro stagioni musicali più prestigiose).

Ebbene “la Nina” l’ultimo giorno di Carnevale sarà qui con noi al Carpine. Non mancheranno le artistiche e ironiche illustrazioni di Alberto Rustichelli, noto e quotato pittore, il quale da buon concittadino converrà con noi se citiamo i versi dialettali di Mario Stermieri che insieme ad Ubaldo Urbini ha toccato le punte più alte dell’espressività carpigiana:

 

Chè ‘d stèr drìtt an sòun più bòun

e an n’ò bvu s’nè tri pistòun,

am fagh forsa…ma an resìst

ch’a gh’ò al gambi ch’im fan crist.

 

Tutt la stmàna me a lavòr

Perché al so ch’an sòun un sgnor;

ma la festa in alegrìa

me a m’la spas a l’ustarìa.

 

L’ha un bèl dirmel mé muièr 

c’agh procur di dispiesèr:

povra cagna!...ch’sa vot mai,

tutt el dònn in pini ed guai.

 

Quand in zovni, stel serpèinti

per spusères in furèinti;

dop se mès ed matrimoni

i me dvéinten tant demòni.

 

Però gnanch pr’avèr muier

An voi tòrem di pinsèr

E am la spas in alegrìa

tutt la festa a l’ustaria.

 

Ché a ca’ mìa al dè d’inco

L’è un infèren cun tant fio

Sèimpr atàc a la panèra

Cun la ròba ch’lè acsè chèra!

 

Stamatèina è gnu da me 

al padròun cun al chemiè (escomio, sfratto, ndr)

perché an’iva truvè al dritt 

ed pagheregh se mès d’afitt…

 

Chè per Pasqua a tégn slugèr

A a n’al an sò indùa andrò a stèer;

ma s’an trov cun la famìa

Am butt dèintr ind n’ustarìa.

(L’ubriaco, 1909)

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