Spread e indici in altalena

Dopo le rassicurazioni del Presidente del Consiglio Conte e del ministro Tria sulla tenuta dei conti pubblici lo spread aveva imboccato con decisione la strada del ribasso, praticamente dimezzandosi rispetto ai massimi di periodo. Con beneficio del listino della Borsa di Milano, dato il peso dei titoli bancari le cui quotazioni erano migliorate anche per le assicurazioni fornite dalla Bce riguardo alla prosecuzione di una politica monetaria espansiva. La prospettiva della prossima sostituzione di Mario Draghi con la Lagarde lascia infatti intendere una continuità nelle politiche monetarie lassiste, che significano, in pratica, denaro gratis per tutti. Il clima di euforia si è però smorzato improvvisamente nel fine settimana: alla chiusura di venerdì, Milano ha segnato un meno due per cento secco e lo spread è risalito oltre quota 190. Cosa ha fatto mutare l’umore degli investitori? Forse la minaccia di una crisi di governo? Ma all’instabilità politica e ai litigi nella maggioranza siamo ormai abituati da tempo, certo non da venerdì scorso. Forse la questione della guerra dei dazi tra Usa e Cina, come hanno sostenuto alcuni commentatori? Ma anche questa non è una novità: è da un pezzo che questo contrasto è in corso. Peraltro pare che le cause siano effettivamente da ricercarsi a livello locale, dal momento che mentre Milano perdeva il due Tokyo segnava più due per cento e gli altri listini veleggiavano sopra la parità. La spiegazione potrebbe essere trovata nella lettura dei grafici: Milano ha fatto segnare un doppio massimo e questo può aver fatto scattare le prese di beneficio. Il nostro listino aveva corso più della media, favorito dal ribasso dello spread e qualcuno può aver pensato che fosse tempo di monetizzare i guadagni, nel fine settimana e alla vigilia delle ferie estive. Il periodo estivo, con mercati “sottili”, si presta a movimenti di questo genere: se la borsa è salita molto nei mesi precedenti scattano le vendite; viceversa, se la borsa ha accusato, in precedenza, forti perdite, le mani forti si preoccupano di accumulare, riportando in quota i listini. I maldipancia del governo potrebbero aver fornito lo spunto (un puro pretesto) per innescare manovre ribassiste, alla luce di quanto premesso. 

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