Soldi nostri del 19 dicembre

Sardine e pantere

Un amico coetaneo, anche lui diciottenne nel Sessantotto, a commento delle manifestazioni delle “sardine” mi scrive entusiasta, citando le parole di una nota canzone dei nostri tempi: “Sento che quella che cresce è La musica ribelle che ti vibra nelle ossa che ti entra nella pelle che ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate e di metterti a lottare la musica non è più la stessa, i tempi stanno cambiando…”. In piazza infatti non ci sono solo i giovani già avvezzi a partecipare ai flash mob indetti da Greta su tematiche ambientaliste, ci sono anche molti settantenni che parteciparono ad analoghi movimenti di piazza negli anni della loro gioventù. Reduci del Sessantotto, appunto, che rivivono momenti della giovinezza sia pure in un contesto profondamente mutato. A quella stagione ricca di ideali e portatrice di novità positive per la modernizzazione del paese seguì la reazione neofascista, con il seguito del terrorismo nero e rosso (Ordine nuovo da una parte, Brigate rosse dall’altra) nei cosiddetti anni di piombo. Oggi la mobilitazione giovanile ha sempre il carattere del conflitto generazionale, ma assume valenze di portata più generale. Le richieste formulate dai leader del movimento al sistema politico sono infatti largamente condivisibili poiché attengono al metodo del fare politica. Son cose che abbiamo scritto spesso nei nostri articoli, ovvero che i ministri devono governare e non stare tutto il giorno in televisione o sui social per fare propaganda, e altre richieste di analogo tenore e di grande buon senso elencate in una sorta di decalogo. Trattasi di un movimento allo stato nascente che, oggettivamente, colma un vuoto lasciato dai partiti, presi da beghe intestine e dagli affanni di governo o dagli stanchi rituali dell’opposizione.

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