La debitosfera, Soldi nostri del 21 novembre

Secondo uno studio autorevole, recentemente pubblicato dal professor Zamagni, il debito, a livello mondiale, assomma a sei volte il Pil prodotto da tutto il pianeta. Ci sono paesi, come l’Italia, in cui prevale il debito pubblico, altri in cui è prevalente il debito privato (di imprese e consumatori) ma l’Italia in ogni caso è in cima alle classifiche del debito pro capite che a livello mondiale si attesta sui 48 mla euro mentre nel Bel Paese raggiunge i 56 mila euro. Se la cosa può in parte consolarci, poiché siamo in compagnia dell’universo mondo, in realtà abbiamo motivo di preoccuparci riguardo alla sostenibilità di un simile livello di indebitamento. Per un motivo molto semplice: il dato pro capite riflette una media basata sull’insieme della popolazione, ma le persone effettivamente solvibili sono assai meno numerose dell’insieme e quindi la cifra pro capite dovrebbe essere calcolata diversamente. A livello mondiale, escludendo quei paesi che dispongono di redditi bassissimi, a livello nazionale escludendo, oltre ai redditi bassi, le fasce di popolazione inattiva (minori, anziani, parte delle donne). Ne deriverebbero cifre monstre, ben più alte, e la percezione della solvibilità dei debitori subirebbe modifiche sostanziali. Perché affronto un tema all’apparenza fuori dalla nostra portata, come i mutamenti climatici o la globalizzazione? La ragione è che mi pare si stia perdendo la concezione del rischio connesso alle obbligazioni, ritenute, a torto, più sicure delle azioni (e in passato questo era vero senz’altro). Il fatto che nei portafogli ci siano moltissime emissioni obbligazionarie a tasso zero, o negativo, dimostra che il mercato tende a sottostimare il rischio e che si è creata una bolla in conseguenza delle politiche espansive perseguite per anni dalle maggiori banche centrali. 

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