Italiani, poveri o ricchi?, Soldi nostri del 14 novembre

Un volume di recente pubblicazione, “La società signorile di massa” (editore La nave di Teseo) del sociologo, spesso “controcorrente”, Luca Ricolfi, mi induce a riprendere alcune considerazioni già formulate in precedenza, ma ora supportate da un’analisi “scientifica”. Che stimola il confronto con altre epoche storiche caratterizzate dalla “decadenza”. La tesi di fondo del libro è che l’Italia non è un paese povero, come ci prospetta la “narrazione” dei politici e dei mass media, bensì un paese ricco, che però si è seduto e vive di rendita. Ricolfi perciò ricorre a una categoria del tutto nuova, ovvero al concetto di “società signorile di massa”, un unicum a livello mondiale. E non fa riferimento solo ai ceti abbienti, ma a un sistema che non si basa più sulla produzione di ricchezza bensì sul consumo delle risorse accumulate in passato dalle generazioni precedenti. L’Italia vanta il poco invidiabile primato di giovani che non studiano né lavorano e che quindi, presumibilmente, nel migliore dei casi, campano contando sui redditi e sui risparmi dei genitori o sulle pensioni dei nonni. In una parola: l’Italia è un paese di rentier. 

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