Il paradosso della rana bollita, Soldi nostri

Come è noto, se si immerge una rana nell’acqua bollente, schizza prontamente fuori, ma se la si immerge nell’acqua fredda e la si riscalda lentamente, la rana finisce per morire bollita. È un po’ quel che sta accadendo al nostro mondo, da trent’anni a questa parte: una perenne epoca di transizione che sembra non finire mai. Per portarci poi dove? Mentre ero in coda dal fornaio, debitamente mascherato in ossequio alle disposizioni anti Covid, mi sono tornati alla mente i ricordi del mio primo viaggio nei paesi socialisti. Poco più che diciottenne, avevo appena conseguito la patente di guida proprio mentre le frontiere di quella che un tempo era denominata la Cortina di Ferro si erano appena aperte al turismo occidentale. Come non cogliere l’occasione per un viaggio in quel che allora consideravamo il paradiso socialista? Fu un viaggio istruttivo, decisivo per smitizzare quel che la propaganda ci aveva raccontato. Tra gli aspetti negativi riscontrati, mi avevano particolarmente colpito le code davanti ai negozi di alimentari. Chi avrebbe mai immaginato che avremmo ripetuto quell’esperienza qui e ora, con l’aggiunta dell’obbligo della mascherina? E che ciò sarebbe stato conseguenza della globalizzazione, ovvero, paradossalmente, proprio dell’apertura delle frontiere? Già si avvertivano, allora, i primi scricchiolii dei regimi dei paesi socialisti, c’era stata la primavera di Praga, seguì poi la Polonia, con il determinante appoggio del papa polacco, infine la caduta del muro di Berlino e la successiva dissoluzione dell’Unione sovietica. Un processo durato più di vent’anni, dal 1968 al 1989, e proseguito ancora fino all’attuale assetto dei paesi dell’Est, non ancora tutti effettivamente stabilizzati, come ci dicono le cronache di guerra.

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