I più anziani forse ricorderanno il movimento politico denominato “Uomo qualunque” fondato da Giannini nel dopoguerra (da cui deriva il termine “qualunquismo”). Niente a che vedere con Cetto La Qualunque, il personaggio caricaturale impersonato dall’attore Albanese, concentrato di tutti gli italici difetti contemporanei (mafia, evasione fiscale, sessismo, brogli elettorali, eccetera). E, tuttavia, matrice del populismo che da Berlusconi, passando per Renzi, è approdato al governo giallo-verde. Punto d’arrivo? Non direi: c’è sempre qualcuno più populista e qualunquista, come un tempo c’era sempre qualcuno più a sinistra della sinistra. L’improvvida mossa di Di Maio, che ha incontrato in Francia un esponente dei Gilet gialli (quello, per intenderci, che considera inevitabile lo scoppio della guerra civile) non ha solo provocato la rottura diplomatica con il paese confinante (con conseguente ritiro dell’ambasciatore), ma ha stuzzicato i Gilet gialli medesimi che ora intendono esportare la loro “rivoluzione” in Italia contestando il povero Di Maio.