Anno bisesto, anno funesto

Quando, circa un mese fa, ho scritto l’articolo intitolato “Il segnale del canarino”, nel quale accennavo ai rischi di una possibile recessione, mi sono per così dire autocensurato. Era mia intenzione scrivere: “basterà uno starnuto per tramutare un quadro ancora leggermente positivo in uno recessivo” ma non l’ho fatto poiché mi sembrava, da un lato, di utilizzare un’espressione banale tratta dal linguaggio comune e, d’altro lato, di assumere il solito atteggiamento da Cassandra, l’indovina presaga di sventure. E invece, letteralmente, lo starnuto in questione, proveniente da Oriente, rischia in breve tempo di bloccare la crescita dell’economia a livello mondiale. Poiché si ha un bel dire di non creare panico ma in realtà le sole misure preventive volte a evitare la diffusione del contagio sono tali da indurre un rallentamento degli scambi e quindi dell’economia più in generale. Meno viaggi, flussi turistici ridotti, sospensione della produzione nelle zone a maggior rischio, difficoltà nei rifornimenti, è chiaro che tutti i budget dovranno essere rivisti al ribasso nei prossimi mesi, anche nella migliore delle ipotesi, ovvero che le autorità sanitarie riescano effettivamente a contenere il contagio. Autorità che, peraltro, si sono mosse in ritardo, non solo quelle cinesi ma anche l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) che per proclamare lo stato di emergenza a livello internazionale ha atteso che il corona virus approdasse in diversi Stati. Per fare un paragone col mondo della finanza, l’Oms si è comportata come la Consob o la Banca d’Italia che danno l’allarme sulle banche in crisi solo dopo che dell’imminente fallimento si è appreso dai giornali.