Settegiorni, su Voce del 31 ottobre

Effetto Umbria: Luigi Di Maio che vuole ripararsi sulla destra; Beppe Grillo con Roberto Fico che ribadiscono l’alleanza a sinistra. Mica male per un Movimento 5 Stelle che si diceva superiore alle vecchie categorie di “destra” e “sinistra”. Al punto da sposare prima l’una e poi l’altra, finendo per perdere consensi in entrambi i casi e destinandosi a un progressivo svuotamento. Significa che il “centro” non esiste più, facendo apparire come preistorico il cinquantennio di dominio democristiano che proprio sul centro faceva leva, scegliendosi ogni volta gli alleati di qua e di là? Per niente: il centro esiste, tant’è che vi guardano Matteo Renzi non meno di Silvio Berlusconi, settori del Pd come della Lega. Ma non è lì, nel luogo principe del moderatismo, che può mettere radici un Movimento nato come invettiva e protesta nel segno dell’anticasta, salvo poi diventarlo lui stesso; e delle grandi utopie, salvo accorgersi che governare è anche l’arte del possibile. 

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