Settegiorni del 9 aprile

È comprensibile che stare all’opposizione, in un momento in cui chi governa polarizza, nel bene e nel male, l’attenzione di tutti, alla fine possa risultare scomodo. È più che giustificabile, poi, che le minoranze cerchino a loro volta di esercitare un ruolo di critica e controllo: anzi, è proprio il gioco democratico che lo prescrive. Ci sta, infine, che chi guida il Paese in un frangente delicato come questo, sia tenuto a prestare ascolto anche a pareri che vengono dall’altro fronte. Quello che risulta invece fastidioso, è l’insistito arroccamento delle minoranze stesse dentro i propri perimetri, nei propri fortilizi e nelle proprie sicurezze, con i propri amici e sotto le proprie bandiere, passando dall’opposizione alla contrapposizione. Che senso ha, per esempio, che ogni scelta del Presidente della Lombardia assuma toni da controgoverno? È giusto, certamente, che Matteo Salvini faccia sapere di essere sempre in contatto con i sindaci “da Nord a Sud”, moltiplicando “messaggi e telefonate – come rende noto lui stesso in un comunicato – per conoscere i problemi e le richieste del territorio nelle settimane dell’emergenza”. Poi vai a scorrere l’elenco dei Sindaci interpellati dal Segretario e non ce n’è uno che non sia della Lega. Che si fa? Ognuno in ascolto dei suoi a ergere barriere di partito contro il Covid che non conosce neanche quelle degli oceani e delle catene montuose? E che dire del consigliere regionale del Carroccio, Matteo Rancan? Ha sollevato il ciglio, ricordando al presidente Bonaccini che la Regione Lombardia “distribuirà 3,3 milioni di mascherine ai suoi cittadini attraverso negozi di vicinato, tabaccai, edicole, supermercati e uffici postali”, per chiedere imperiosamente che l’Emilia faccia altrettanto. Poi, a Milano, c’è stato l’assalto. E di mascherine, i primi giorni, neanche l’ombra. A Carpi, in compenso, la consigliera Annalisa Arletti, di Fratelli d’Italia, si accontenta: il Consiglio comunale in videoconferenza? “È merito nostro”.