Settegiorni del 29 agosto

Dilatando la rubrica dai soliti sette ai trenta giorni del mese di agosto in cui Voce non era in edicola, diciamo subito che è stato un mese che ci ha fatto sentire molto piccoli. Piccoli, con le nostre piccole cose, rispetto al cambiamento climatico. Piccoli, rispetto a un’era geologica dominata dall’uomo (l’Antropocene), che ha intaccato equilibri durati milioni di anni come il permafrost che compatta terreni e rocce dalla Siberia alle Dolomiti; che brucia foreste come l’Amazzonia dalla quale dipende il 20 per cento dell’ossigeno prodotto dall’intero pianeta; che assiste impotente alla dissoluzione di milioni di metri cubi di ghiaccio dell’Antartide; che cancella poco a poco le specie diverse dalla nostra; che affoga mare e oceani nella plastica. Sottratta agli ideologismi e riportato alla sua natura di condizione per la sopravvivenza, la questione del clima si impone sempre più come regola di governo, sopra i profitti e i conflitti e come criterio per valutare le classi dirigenti chiamate a governarci. 

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