Settegiorni del 27 febbraio

Almeno qui, ci sia permesso di parlare d’altro. Tanti pianti per il mancato Carnevale dallo “spirito burlone e frizzante”. Con tanti saluti all’impegno meritorio dei genitori di Carnevale Scuole Carpi che, all’ultima edizione, oltre che il maltempo e i rinvii (quest’anno si sarebbe poi aggiunto il coronavirus), si sono dovuti sorbire le proibitive norme sulla sicurezza e le critiche di chi non ha fatto nulla. Il punto, però, è un altro. Da che mondo è mondo, il Carnevale è festa di popolo, non di soli bambini. Era in realtà festa sovversiva, irridente, anche feroce nella satira: una parentesi di libertà irriguardosa alla quale, nella quale, una volta l’anno, era permesso farsi beffe del Potere, di tutti i poteri, in uno sfogo collettivo di chi il Potere non ce l’ha. E dove sarebbe finito, nella Carpi di oggi, lo spirito burlone e frizzante? Forse nei social incattiviti, dove l’ironia è rara come la pioggia di questi tempi? O in una classe dirigente, pronta a sfoderar querele? La realtà è che Carpi non c’è più, su questo fronte. Non riesce più da decenni a sorridere e a prendersi gioco di sé. E quando si perde il sorriso, è come perdere un pezzo di civiltà. 

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