SETTEGIORNI del 21 novembre

Settimana monotematica, date le urgenze connesse all’argomento. A che ora inizia a lavorare, il Portavoce del Sindaco? E quando stacca? E la domenica, nelle pause pranzo, a notte fonda o in altri intimi ritiri, può essere considerato in servizio e a carico del contribuente? I quesiti li stimola l’insistente campagna condotta in questi giorni dalla lista civica Carpi Futura contro la versione locale del Portavoce, accusato di lasciarsi andare a tutte le ore a pronunciamenti a favore dell’attuale Presidente della Regione, confondendo il personale con l’istituzionale. La questione è di natura sottilmente filosofica con sconfinamenti nel diritto. Se infatti ci limitiamo al sostantivo, il mansionario coinciderà in toto con l’esistenza del portatore medesimo, senza limiti spazio-temporali, essendo infinite e non irreggimentabili, soprattutto di questi tempi, le voci da riportare: inclusa la nostra, la vostra, quella della casalinga di via Cadamosto e perfino la sua, del Portavoce stesso. Ma se introduciamo il genitivo “del Sindaco”, sarà al lavoro solo quando gli tocchi portare la voce del referente della sua appartenenza. Ovvero, ogni volta che il Primo cittadino parli, oppure semplicemente si confidi o esprima un’idea o un pensiero, ovviamente non personali, ma che valgano la pena si essere portati a conoscenza della comunità. Ecco, dunque, dove risiedono, insieme, la linea di difesa e la minaccia che incombe sulla privata esistenza del Portavoce: nella voce del Sindaco. La quale, si presume, non richiederà di essere illimitatamente portata (anche il Sindaco è umano), riservando al Nostro una pausa ristoratrice, se non nelle domeniche e nelle feste comandate gravide di tagli di nastri e discorsi ufficiali, almeno negli orari notturni e in altri momenti più privati. A meno che non si voglia togliere ogni senso metaforico al Gabinetto del Sindaco, nel quale il Portavoce, per le impellenti esigenze dell’organico comunale, è stato chiamato a suo tempo ad accucciarsi.