Non c’è che dire: la generazione dei quarantenni – un po’ sotto o un po’ sopra, non fa differenza – impegnata in ruoli politici ci sta abituando a cose che noi umani oltre i sessanta, mai avremmo potuto immaginare. E’ la lotta politica portata fuori dalle sedi istituzionali, esaltata dai social, defluita nei dossier che pone in evidenza un dettaglio importante: il potere è molto più di una conquista di senso politico, la prima pietra per la costruzione di un progetto di società, la premessa per raggiungere un obiettivo. Da transitivo, necessario cioè a qualche cos’altro, è diventato intransitivo, un punto d’arrivo fine a se stesso, una trincea per l’occupazione. Solo così si spiega un clima da congiura mai conosciuto finora in città, un luccichio di lame nell’ombra che prelude allo scorrere del sangue.
13 Febbraio 2019
Settegiorni rubrica di Voce del 14 febbraio 2019
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