Ebbene sì, è proprio vero: l’Unione europea ha deciso nell’aprile 2015 che gli Stati membri avrebbero dovuto mettere in pratica nuove misure per ridurre il consumo di sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri. Per farlo, i paesi Ue avrebbero avuto due opzioni a disposizione: fare pagare i sacchetti ai consumatori e/o introdurre degli obiettivi di riduzione dell’utilizzo annuale delle “sportine” fino a 90 sacchetti pro capite entro la fine del 2019, e a 40 sacchetti entro la fine del 2025.
La direttiva in questione era stata presentata dalla Commissione europea al Parlamento europeo e agli Stati membri a fine 2013. L’accordo fra le tre istituzioni sul testo finale era stato poi raggiunto a inizio 2015 e i paesi Ue avrebbero dovuto recepire la nuova direttiva entro la fine del 2016. Avete capito bene, fine 2016 e non 2017. A causa del mancato recepimento iniziale di questa direttiva, la Commissione aveva avviato, come da prassi, una procedura di infrazione contro l’Italia, procedura che, in ultima istanza, può comportare delle pesanti multe per lo Stato membro inadempiente. Oltre al danno dei 10 euro l’anno per le sportine (per chi ne usa 10 a settimana), addirittura la beffa della multa! Per fortuna l’abbiamo scampata bella. Oppure no? Perché pare che in Italia ci sia stata una rivolta, almeno sui social, contro i sacchetti a pagamento. Si perché, adesso che non sono più gratis, bisogna fare un po’ più attenzione, magari fare entrare a contatto frutta e verdura diversa per “usarne meno e risparmiare”. Che poi, pensavo, siamo sicuri che le “sportine” fossero veramente gratis? Non è che i supermercati spalmavano il costo dei sacchetti sui prezzi dei prodotti in vendita, facendo pagare allo stesso modo chi magari usava 50 sacchetti e chi ne prendeva solo uno?
