Una sfida per il distretto tessile di Carpi: digitale, innovazione e sostenibilità. Di Gianluca Bassi

di Gianluca Bassi*

 

Inutile ribadire i contenuti che caratterizzano globalmente l’attuale scenario macro-economico, stiamo indubbiamente vivendo una situazione inedita in tempi complessi, assolutamente non riconducibile nemmeno in parte alle esperienze passate. Contestualmente il comparto abbigliamento risulta essere oltremodo sofferente, l’emergenza in corso ha amplificato le criticità di un settore che realisticamente rischia di essere decimato, sia sul fronte della produzione e ancora di più su quello distributivo. Nel breve periodo la tendenza dei consumi è in marcato ribasso, cauta la propensione all’acquisto e stimolata unicamente da offerte promozionali o in alternativa dal coinvolgimento emozionale. Nuove modalità di vendita e servizio, andranno a dare impulso alle tecniche convenzionali praticate sin qui. Impossibile fare previsioni e nessuna certezza all’orizzonte, il caos generato dalla velocità degli eventi che ci hanno investito, associato alla totale incertezza, ci consegna la chiara percezione che nulla sarà più riconducibile ai paradigmi imprenditoriali del passato che necessariamente dovranno essere verificati, aggiornati ed evoluti. Elementi come adattamento, flessibilità e dinamismo, che occorre non dimenticare sono tipici del Dna del nostro distretto, saranno determinanti per essere protagonisti e non soccombere, servirà capacità di osservate la situazione da una diversa angolazione e sforzarsi di cogliere in prospettiva non solo le incognite, ma anche e soprattutto le concrete opportunità, concedendo fiducia certamente all’esperienza e al know-how, ma ancora di più ad una dote che da sempre ci viene riconosciuta, che si chiama istinto.

La pandemia di coronavirus è il più grande motore globale di cambiamento osservato da molto tempo. Le industrie saranno spinte ad adattarsi, perché siamo di fronte ad una realtà che esige, sia dagli individui che dalle aziende, flessibilità’, resilienza e soprattutto creatività. (fonte Wgsn)

Nell’attesa che i consumi fisici riprendano lentamente, è il momento di cercare di capire il modo di consumare di domani, importante più che mai, sarà comprendere in anticipo ciò che le persone vorranno ancora acquistare e come creare i prodotti giusti per le mutate occasioni d’uso, senza ricercare alibi, anzi mettendoci in discussione e anteponendo la lettura dei mercati ad ogni altra considerazione, adeguandosi alla velocità dell’innovazione, che oggi ha assunto ritmi tali che un occhio distratto potrebbe non percepire.

Appare essere ormai consolidato il concetto che i modelli di fare impresa proiettati a domani, debbano prima di tutto porre in atto una rigorosa quanto energica “discontinuità” con quelli del passato, sarà necessario creare azioni di breve e pensieri di lungo periodo. Agire con le informazioni che si hanno a disposizione per mettere in pratica il cambiamento in tempi brevi, mesi o meglio settimane, non andare alla ricerca della opportunità perfetta ma cogliere la migliore al momento, consapevoli che i cambiamenti all’inizio impongono sacrifici, subito dopo resistendo alla tentazione di tornare indietro, iniziano a produrre i primi segnali di miglioramento. Condividere questo concetto sarà fondamentale per non farsi trovare impreparati ad affrontare il nuovo mercato. Saremo quindi chiamati ad essere audaci, a fare scelte “non per deboli di cuore “, per superare i vecchi schemi che, rischiano di essere non solo obsoleti ma soprattutto antieconomici e assodato che la storia del distretto non sarà elemento di sufficiente garanzia, dovremo relegare i ricordi ad un ruolo conviviale “per una serata tra amici davanti al camino”. Quella che ci stiamo apprestando a vivere sarà una nuova era, non sarà più concesso di pensare come fosse ieri, se esistono regole non è il momento di seguirle, ma di metterle in discussione.

Il futuro dipende soltanto da noi, le possibilità che il futuro sia simile al passato sono prossime allo zero (Sergio Marchionne).

La ripresa condizionata dal rallentamento dei ritmi di acquisto e dalle mutate occasioni d’uso, sarà lenta e graduale, lo stile delle relazioni sociali nel contesto di “nuova normalità”, evidenzierà i postumi dell’emergenza pandemica e sarà orientato ad occasioni più intime, l’isolamento terminerà e lascerà il posto a relazioni selettive. Cambierà la scala valoriale, il paese si scoprirà più etico e consapevolmente più attento alla sostenibilità anche nei consumi. Accanto all’irreversibile evoluzione del mercato on-line, verranno rivalutati i negozi fisici che per assorbire la “quarantena delle vendite”, saranno chiamati a proposte originali, emozionali e sostenibili. Negozi con personalità, luoghi stimolanti dove si viene accolti per vivere una coinvolgente esperienza di acquisto, al centro della quale il cliente è il principale protagonista. In questo scenario decisamente complesso e allo stesso tempo sfidante, il sistema della imprese potrà sopravvivere a questa “tempesta perfetta”, acquisendo la consapevolezza che digitale, sostenibilità, innovazione, saranno le priorità di intervento per affrontare la nuova normalità, elementi inclusi tra gli altri nella bozza del Recovery Plan attualmente in fase di definizione.

Un settore tradizionalmente “analogico” come lo è il tessile, creando sinergie con le moderne tecnologie digitali, oltre ad aprirsi  a nuovi canali commerciali ed attivare mirate strategie di marketing, riuscirà a conseguire l’obiettivo non meno importante di accorciare sensibilmente i tempi dell’intera filiera, recuperando in tal modo un enorme vantaggio competitivo, in modo particolare sul fronte della distribuzione. L’ondata green negli ultimi anni ha investito i settori industriali più svariati, anche per il mondo del fashion è giunto il momento non più rimandabile di intraprendere con convinzione, progetti aventi finalità di sostenibilità e ispirate ai principi dell’economia circolare “Reduce-Reuse-Recycle”.

Un giorno essere green, non sarà più una questione di scelte, sarà l’unica strada possibile (Gianluca Sghedoni – Kerakoll spa)

La cultura dell’innovazione è una disciplina ampia che deve essere attuata con rigore e senza soluzione di continuità, coinvolgendo l’intero sistema azienda e non singoli comparti, con l’obiettivo di acquisire un vantaggio competitivo duraturo. Le aziende di successo innovano sempre e comunque, mettendo in campo riorganizzazione dei processi produttivi, investimenti in risorse umane, lancio di nuove linee di prodotti e servizi, apertura di nuovi canali di vendita e come accade sempre più spesso, la creazione di partnership con altre aziende. Gli imprenditori del nostro distretto non possono avere dimenticato che un tempo eravamo presi ad esempio quale campione eccellente di innovazione, dimostrando  anche se in maniera empirica, di avere in dote il necessario per reagire a situazioni di assoluta criticità. Recuperando questa memoria rifiutandosi di dare credito al senso di rassegnazione, aprendosi a un approccio manageriale imposto dalle nuove sfide e in linea con il cambiamento in atto, sarà possibile intraprendere un nuovo percorso di sviluppo e di crescita finalizzato a creare nel medio periodo, valore per le imprese e il loro territorio.

* imprenditore, già presidente di Fausta Tricot e, successivamente, brand manager presso Amedeo Ferrante e direttore generale del gruppo Giancarlo Baroni