Ospedale: purché curi bene e sia ben collegato fatelo dove volete

di Giorgio Verrini

Ha quasi cento anni l’ospedale Ramazzini e la questione nevralgica e qualificante per una comunità grande e complessa come la nostra è cosa ne facciamo. Dalla campagna elettorale di Campedelli alle ultime campagne dell’attuale sindaco Bellelli, si sono susseguite promesse, proposte, suggestioni volte a tranquillizzare la cittadinanza che i fari sul complesso mondo della sanità carpigiana erano ben accesi e su questo io, come medico interno all’ospedale e anche come consigliere all’opposizione, ho sempre espresso seri dubbi. Infatti niente ha impedito quel lento impoverimento del nostro nosocomio che è iniziato circa vent’anni fa con la nascita della Ausl, non è stato rallentato dal Pal del 2011, ma che ha visto come annus horribilis il 2005 data di creazione della Ctss (Conferenza territoriale Socio Sanitaria che riunisce i sindaci della nostra Provincia). Tale Conferenza ha di fatto demandato alla Regione oneri e onori della gestione della sanità locale e la marginalizzazione degli ospedali periferici – e mi riferisco al nostro Ramazzini e al Santa Maria Bianca di Mirandola – che con il terremoto del 2012 hanno subito ingenti danni: non proprio un colpo di grazia, ma quasi, e a poco sono serviti i milioni di euro spesi fino ad ora. Questa in estrema sintesi la storia. L’attualità invece è imperniata sui fondi (pare oltre 90 milioni di euro) che sono posta di bilancio regionale per la costruzione di un ospedale nuovo al posto dell’attuale Ramazzini e che sia di riferimento e servizio di tutta l’area Nord. 

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