Il carro del Draghi vincitor

di Saverio Catellani

Gli italiani sono un popolo meraviglioso. Nessuno è più bravo di noi nella disciplina del “salto sul carro del vincitore”. Ci fosse la specialità olimpica, saremmo medaglia d’oro ad honorem. Il teatrino politico di queste ultime settimane l’ha dimostrato in modo plastico. In un battito di ciglia, i politici di governo e di opposizione, di destra e di sinistra sono passati dal “Conte o morte/elezioni subito” a “tutti con Draghi fino al 2023”. Che io ricordi e fatte le dovute proporzioni, un così sfacciato e spudorato voltafaccia in tempi recenti era avvenuto soltanto nel 2013, quando Matteo Renzi divenne segretario del Pd a furor di popolo dopo aver perso l’anno precedente le primarie contro Pierluigi Bersani. In quel 2012, noi renziani eravamo solo un piccolo e sparuto gruppo, mentre tutti i più influenti rappresentanti del Pd carpigiano da Enrico Campedelli ad Alberto Bellelli, da Manuela Ghizzoni a Stefania Gasparini, da Simone Tosi a Marco Reggiani, da Giovanni Taurasi a Simone Morelli, da Marc’Aurelio Santi a Valler Cestelli, da Livio Filippi a Edoardo Patriarca erano schierati con il vincitore annunciato Pierluigi Bersani.

 

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