Felicità da sbarco, Micromega del 19 settembre

Venerdì 13 settembre 2019. Sono le 10.30, anzi per la precisione, dato che avrò poi l’accortezza di controllare il display dell’automobile, le 10.29. Mi trovo a Modena, o meglio nelle adiacenze, in zona cimitero San Cataldo per intenderci. Per motivi ignoti il traffico in entrata del capoluogo geminiano è caratterizzato da ripetuti rallentamenti. Già di per sé, in linea con la psicologia standard dell’automobilista, la presenza di altri mezzi sulla sede stradale, a prescindere dalla loro velocità e dalle loro direzioni, è per me motivo di grave fastidio. Quando poi si aggiungono incolonnamenti, e soprattutto tali incolonnamenti sono inusitati e in qualche modo privi di spiegazione (perché non è un orario di punta, si tratta di una data festiva, non ci sono lavori in corso, eccetera), allora fa capolino la bava alla bocca. Comincio a imprecare (diciamo così): sono atteso per le undici e mezza nel centro della città, il tempo a disposizione è ancora tanto, ma chi può esprimersi con ottimismo quando le divinità della viabilità sono così ostentatamente avverse? Ogni diversivo presente nell’abitacolo dell’auto, dall’ascoltare musica con il bluetooth alla possibilità di fare chiamate necessarie o di piacere con il vivavoce, appare immediatamente un pannicello caldo, non solo inidoneo a guarire la febbre umorale che si sta consumando, ma addirittura provocatorio. Per cui già da qualche minuto ho iniziato a fissare ossessivamente, con l’espressione del miglior Jack Nicholson, i mezzi di locomozione che non solo hanno avuto in sorte di precedermi immediatamente ma, nella mia prospettiva malata, complottano per dare vita a questo chiaro episodio di ostruzione volontaria di massa. Superata la rotonda che segna l’innesto nella viabilità urbana vera e propria il mio sguardo cade su un gruppetto di persone e due macchine ferme che si trovano al lato della corsia di percorrenza. Non c’entrano con il mini (o maxi?) intasamento, anche se contribuiscono a completare uno scenario ai miei occhi apocalittico di auto in panne o bloccate, di guidatori usurati dall’attesa e dall’impazienza, di risse potenziali fra driver, e così via. Man mano che mi avvicino e focalizzo più precisamente la situazione mi accorgo tuttavia che si tratta di un classico caso di soccorso di un mezzo a quattro ruote con batteria scarica. Dal cofano delle due auto spiaggiate si dipanano, come fossero crotali, cavi nodosi che servono a trasferire carica elettrica dalla batteria funzionante a quella spenta. 

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