Domani è un altro giorno (?)

Allora, lo abbiamo detto e ripetuto fino alla noia, un po’ per esorcizzare la paura e un po’ per reale convinzione: domani niente sarà più come prima, l’esperienza del Covid 19, sia per il suo impatto concreto, spesso luttuoso, sulle vite delle nostre comunità, sia soprattutto, a livello di massa, per la reclusione resasi necessaria a fini di prevenzione, ha cambiato il nostro modo di essere, di comunicare, di lavorare, di concepire lo spazio e il tempo, eccetera eccetera. Io, che di solito non c’azzecco mai sui cambiamenti epocali (oltre che sulle previsioni a breve, ma questo è un altro discorso), sono assolutamente in linea con questa lettura. Già adesso, dopo un mese e mezzo di immanenza del Coronavirus e alcune settimane di lockdown, ragiono alla Zarathustra. Parlando sempre, comunque, anche se c’è in ballo la ricetta delle trenette al pesto o lo schema di gioco di Sarri, nei termini di un “dopo”, di una dimensione temporale che ha da venire. Di un post (non è certo il primo, in una contemporaneità che si ama spesso definire posteriore, o postuma) che un po’ ti atterrisce perché nebuloso, indeterminato, pieno di incognite e di insidie, un po’, bisogna essere onesti e dirlo, ti eccita e compiace, perché hai sotto sotto l’impressione che, a causa della sberla non indifferente che abbiamo preso tutti, come genere umano e come singole persone, alcune, tante robe che non funzionavano prima, adesso, volenti o nolenti, si metteranno in riga. 

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