Abbiamo un problema, Micromega del 9 gennaio

Venerdì 13 dicembre, mattina, alle sette e cinquantasette, ho scritto questa mail all’Aimag: Buongiorno, sono un vostro utente, Albarani Giuliano, via *** 35, Fossoli di Carpi, ieri sera ho dimenticato di esporre il contenitore dell’indifferenziata e questa mattina, alle 7.30, il camion era già passato. Considerando che il bidone è stracolmo, e non so come fare ad arrivare al prossimo ritiro che sarebbe il 27 dicembre, volevo sapere se c’era qualche modalità per rimediare alla mia dimenticanza. Saluti. Alcune osservazioni in ordine sparso. La prima: da uno che insegna Italiano nella scuola superiore ci si attenderebbe un uso più competente delle subordinate. Quel “volevo sapere se c’era”, da sostituire con un più educato “vorrei sapere se c’è”, è da matita rosso-blu, anche perché alla lettera l’interlocutore potrebbe pure risponderti che sì, una modalità per rimediare c’era, al passato, cioè ci sarebbe stata, e buonanotte ai suonatori. Seconda osservazione: la mail, pur estemporanea nella stesura, trasuda vittimismo proverbialmente italico (a dimostrazione che uno può avere tutti gli anticorpi ideologici e culturali che vuole ma alla fine, crocianamente, non può non dirsi, ed essere, italiano). C’è il capzioso riconoscimento dell’errore (“ho dimenticato di esporre il contenitore”), l’utilizzo di una terminologia che vuole mettere a proprio agio il dirimpettaio (“contenitore”, e non “bidone”, che magari a uno che con i rifiuti ci lavora fa venire anche i due minuti), l’allusione neanche troppo velata al fatto che il camion è passato prima del solito (ovvero chi è senza peccato scagli la prima pietra). Ma soprattutto c’è l’abbozzo di uno scenario drammatico, che non può non intenerire, con l’evocazione del contenitore dell’indifferenziata ormai esondante, fuori controllo, e ce la possiamo anche immaginare, questa modesta abitazione dell’hinterland carpigiano, nella quale, causa il mancato conferimento della monnezza, tutto il periodo natalizio sarà segnato dall’ingombro dei rifiuti e dal loro fetore. Chi potrebbe, in teoria, rimanere insensibile a siffatto, dickensiano, grido di dolore?

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