Sicurezza, Metacarpi del 17 dicembre

L'episodio del giovane originario della Lettonia legato a una sedia e preso a pugni e schiaffi per ore in un seminterrato del condominio di via Martiri di Belfiore da due nordafricani e un italiano è di quelli che sembrano rivelare all'improvviso una Carpi altrettanto sotterranea e sconosciuta. Ma di nuovo c'è solo l'efferatezza dell'atto criminale. Sempre che le indagini lo circoscrivano a questo ambito, non è infatti un mistero che lo spaccio, soprattutto di cocaina – favorito evidentemente da una domanda esuberante – si annida stabilmente accanto o sotto il normale fluire della vita cittadina. Come ben sanno gli inquirenti, è un vero e proprio mercato, strutturato gerarchicamente, con proprie regole ferree che non tollerano sgarri o insolvenze di sorta e dove non sono ammesse forme di tolleranza o debolezza per chi si illuda di poter fare da sé e non stare al gioco. Quel mercato sottende a tutte le aggregazioni urbane del mondo occidentale. E fino a che non si arriverà a estirparne le ragioni di fondo – da un lato con la repressione, dall'altro con la prevenzione e l'educazione – è illusorio ritenere che questa o quella “isola” territoriale possa rimanerne esclusa. Men che meno Carpi, dove, ripetiamo, il consumo è piuttosto diffuso. Non si vede, dunque, in che modo quel fatto criminoso possa alimentare l'idea, cara alle destre, di una città allo sbando e insicura. Sono altre le cose che trasmettono un'immagine di degrado e insicurezza: i cibi e le bevande consumate fuori dai locali; gli assembramenti intorno ai bar/phone center etnici; la gente che pedala sotto i portici; i rifiuti abbandonati; le lampadine bruciate e non sostituite; i comportamenti chiassosi e irridenti; il disinteresse diffuso per la tutela degli spazi pubblici; i graffiti sui muri per i quali si ricorda solo un caso di sanzione. Ci si accende per il fatto clamoroso, con un occhio alla visibilità politica. E si trascura una quotidianità molto più deprimente e fastidiosa che tocca tutti da vicino.