Rivoluzioni, Metacarpi del 25 settembre

Nel suo discorso davanti al presidio dei lavoratori della Goldoni, l'Assessore regionale allo Sviluppo economico faceva notare, con riferimento alla matrice e alla nazionalità del Gruppo Lovol Arbos intenzionato a liquidare l'azienda, che “...in Cina si proclamano comunisti, ma non sono tanto abituati ai diritti dei lavoratori”. Nessuno fa più caso a un governo comunista che affianca un'impresa che licenzia come qualunque impresa privata e il cui amministratore delegato è anche segretario del Partito. Tanto, si sa: quello è un regime in cui il comunismo serve solo come cemento armato per mantenere ferreamente coeso un paese molto più variegato e propenso alla frammentazione di quanto non dia a credere. E' nazionalismo tinto di rosso, insomma. E certe simpatie che allignano anche dalle nostre parti per quel modello, attingono oggi molto più alla sua componente nazionalista e sovranista che alle apparenze ideologiche. Come ogni nazionalismo, poi, quello cinese ha l'invariabile tendenza a infischiarsene dei nazionalismi altrui. Fra noi europei, tra Otto e Novecento, questo si è tradotto spesso in guerre. Oggidì, con la Cina protagonista, in acquisizioni. L'obiettivo è sempre lo stesso: guardare al proprio interesse e considerare il resto del mondo solo come qualche cosa da comprare e, se del caso, spolpare e buttare. Sarà anche per questo che l'Assessore regionale ha ammesso, davanti ai lavoratori della Goldoni, che la loro vertenza "...non sarà un pranzo di gala”. Esattamente la frase usata da Mao per definire la rivoluzione. Siamo alla lotta di classe rovesciata, quasi un cerchio che si chiude.