Sono in corso, in centro, alcuni esemplari interventi di restauro, benedetti e benemeriti per aver sottratto al degrado diversi immobili storici. Solo a tre di questi, in virtù delle pratiche Mude attivate nel dopo sisma, la Regione ha assegnato contributi per circa sei milioni e mezzo di euro. Che imporranno sì vincoli a canoni di affitto o prezzi di vendita, trattandosi di denaro pubblico, ma che restano sempre una bella cifra. Viene da contemplare le assi invecchiate e gli elastici lisi che impacchettano tuttora la chiesa comunale di San Nicolò. E i rinforzi in legno e fil di ferro che incerottano la Torre dell’Orologio e quella del Passerino in Castello, a quasi sette anni dal terremoto. Come le tante opere pubbliche danneggiate e finite negli elenchi della Regione, anche quelle private avranno dovuto sottostare alla loro brava lista di attesa. Ma perché quelle ce l’hanno fatta e il Comune invece annaspa e rinvia? Sarebbe ben accolto anche un bel gesto in chiave elettorale, pur di approdare a un esito. Ma non arriva: nemmeno quello. Non c’è vita né passione, oggidì, a palazzo Scacchetti.
6 Febbraio 2019
Restauri in Metacarpi di Voce del 7 febbraio 2019
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