Queer, Metacarpi su Voce digitale del 9 luglio

Quando ci è capitato di leggere il titolo “Queer culture. Una guida illustrata alla cultura queer” assegnato a un’ iniziativa congiunta (vi partecipano anche il Comune e l’Unione) contro i pregiudizi sessuali, siamo stati assaliti da un ricordo. Quello di un paziente percorso a piedi compiuto nelle nostre campagne e nelle “valli”, nel lontano 1974. E del linguaggio piano, semplice, elementare, usato per spiegare alle rezdore di quelle case isolate – molte di solida fede comunista, ma un po’ tradizionaliste in fatto di costumi e diritti civili – che con il divorzio, sul quale stava per tenersi un referendum popolare, non rischiavano di essere lasciate dai rispettivi mariti per donne più giovani, come andavano propagandando Amintore Fanfani con quasi tutta la Dc, i comitati civici e la destra missina. Si insisteva umilmente sulla chiarezza del linguaggio, perché farsi capire era l’unico modo per scardinare eredità culturali consolidate. Ecco, inserire invece nel titolo di un’iniziativa l’espressione queer culture denota tutt’altro e trasmette mancanza di umiltà, incapacità di capire e di farsi capire. L’iniziativa è al parco Berlinguer: uno che sapeva parlarci, con la gente.