Metacarpi del 19 marzo

E quando, aderendo al flash mob, ci siamo ritrovati sulla terrazza a cantare “Il cielo è sempre più blu”, con moglie, gatto e iPad, soli e disperati nella più buia e silenziosa delle notti che stiamo vivendo, senza un’eco o una replica, senza una nota di ritorno che fosse una, allora veniva da riflettere. Per forza: e come potrebbe mai scattare una coralità di tipo napoletano o romano in una città dispersa a macchia d’olio in una miriade di villette e case a schiera? Dove sono i palazzi che si guardano, i balconi che si richiamano da lontano, i tetti condivisi, le contrade, in una parola gli agglomerati che fanno città e creano vita aggregata, esattamente come avviene ormai solo nei centri storici? L’illusorietà di una privacy recintata e protetta da un fazzoletto di verde è stata per decenni, a Carpi, la molla di un’espansione del costruito a scapito del suolo, degna di una città nelle praterie sconfinate della Patagonia, non di un piccolo centro padano. Ecco perché le case restano silenziose e non rispondono al canto notturno di una famigliola errante in terrazza al tempo del Coronavirus. (foto simone golinelli)

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