Che cosa preoccupa di più della legittima aspirazione del centro destra a trazione leghista a guidare la Regione? L’assenza in Emilia Romagna, a differenza di Lombardia e Veneto, di una classe dirigente affidabile e degna di questo nome. È un limite che affonda le proprie radici nell’origine stessa della Lega per Salvini premier che nel farsi nazionale non è più (o non è solo) la vecchia Lega Nord. Quest’ultima era rampollata una trentina di anni fa da territori orfani della Dc, ponendosi in aperto conflitto con il potere centrale e facendosi le ossa nei consigli comunali, provinciali e regionali dai quali, alla fine, sono usciti anche ottimi amministratori. In Emilia, al di là della conquista di Ferrara e Forlì dove aveva attecchito ben prima, la Lega è arrivata soprattutto come movimento “contro”, fatto di molti urlatori alla Salvini e di poco personale di governo alla Giorgetti. Uno obietterà: bisogna pur farli cominciare. Ma è una Regione, questa, che deve competere con Baviera e Ile de France qui e ora, mica star lì a far da balia a una versione aggiornata e incattivita dei 5 Stelle.
4 Dicembre 2019
Lega, rubrica Metacarpi del 5 dicembre
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