Karpi, in Metacarpi del 28 novembre

“A Karpi! A Karpi! Accidenti, sembra proprio che i poveracci correggesi della razza mia l’abbiano sempre urlato così il sogno di una realizzazione pret-à-porter, lesta e facile a raggiungersi, il mito di un decollo in verticale senza nessuna pista di allungo o di rullaggio, una volta accesi i motori via! zummm! in alto più veloce della luce!”. Quarant’anni fa lo scrittore Pier Vittorio Tondelli sceglieva questo incipit per il racconto della Carpi arrembante, vista (e subita) dai coetanei correggesi. È una buona sintesi dell’immagine cittadina stratificatasi per anni. E che oggi ci si ritorce contro non solo in forma di sfottò, ma anche di pesanti eredità: lo spreco privato di enormi risorse; l’immediato sempre anteposto alla lungimiranza; l’allevamento di generazioni ricche e ignoranti; l’aver fatto tutti la stessa cosa; l’agricoltura e il paesaggio buttati via; la mancata modernizzazione di una città tuttora spaccata in due dai binari ferroviari. Rileggendo Tondelli, vien da chiedersi se ci sarà mai un ritorno di quell’energia. Magari con un tocco di cultura e consapevolezza in più.

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