Governo, in Metacarpi del 23 gennaio

L'andamento della campagna elettorale della Lega a Carpi è stato esattamente lo specchio di quello regionale. Si parla cioè di sussulti di entusiasmo suscitati dal passaggio del leader, seguiti da lunghi silenzi tra l’uno e l’altro interrotti solo da qualche grido per questo o quell’episodio di cronaca nera. Quei silenzi dimostrano che il partito che vorrebbe “liberare” l’Emilia non si è ancora dato altri obiettivi che non siano l’insediamento nella pubblica opinione di uno stato d’animo rancoroso, impaurito, prigioniero dei luoghi comuni su sicurezza e immigrazione. E non esprime – a differenza di Veneto e Lombardia dove sono occorsi però vent’anni – una mentalità di governo all’altezza di una regione complessa e fra le prime, in Europa, per reddito, imprenditorialità e servizi. Non si tratta qui, come qualcuno insiste a dire, di giocare sulla paura del salto nel buio. Ma di constatare un’assenza di classe dirigente e cultura amministrativa che nessun urlo dai banchi consiliari, nessun “Vincerò” pucciniano, nessun facile slogan da palco in piazza riesce a dissimulare.

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