Elenchi, Metacarpi dell'1 marzo

Precisiamo subito che verso l'ingegner Angelo Frascarolo, presidente della Consulta per l'Ambiente, nutriamo massima stima. Il suo impegno a tutela del verde e per la salvaguardia degli equilibri naturali merita rispetto e considerazione. Questo non può però impedirci di cogliere qualche nota integralista nella sua ultima intervista al Carlino. Dove l'ingegner Frascarolo elenca una serie di progetti e piani come indifferentemente lesivi dell'ambiente e raccolti in blocco nel concetto di “consumo di suolo”. L'ospedale, la realizzazione della bretella, due nuovi supermercati, la nuova caserma della Guardia di Finanza, il nuovo Palasport, perfino il parco di Santa Croce della Fondazione Cassa di Risparmio, oltre alle prospettive che si stanno dischiudendo per l'Oltreferrovia e l'area della ex Cantina sociale che “è stata acquistata da un'impresa immobiliare, dunque ancora edificazione e parcheggi”: tutto, nella sua visione, concorre alla “cementificazione”, senza distinguo – l'ospedale dovrebbe essere pur sempre qualche cosa di diverso da due supermercati – e senza il minimo dubbio che possa esservi modo e modo di fare le cose, mentre nella sua visione esiste solo un nesso rigido e assoluto per cui un'impresa immobiliare significa inevitabilmente edificazione e parcheggi.

Se tutte le strategie di rilancio di una città in declino com'è attualmente Carpi finiscono indistintamente sotto la mannaia di un imperioso No ecologista, escludendo a priori la valutazione caso per caso dei costi e dei benefici, tanto varrebbe iscrivere le future generazioni di Carpigiani ai concorsi per la pubblica amministrazione o alle liste del reddito di cittadinanza. E' vero che il No di Frascarolo è attenuato dalla asserita necessità di una compensazione tra costruzioni e riconversione a verde di aree pubbliche. Ma è anche vero quello che sostiene Mario Cucinella nella conversazione su Voce mensile che spiega come in Germania le norme contro il consumo di suolo esistano da vent'anni, ma questo non ha impedito di ristrutturare e costruire, perché la lotta all'inquinamento non passa solo dalle piantumazioni, ma, per esempio, dalla sostituzione degli impianti di riscaldamento, dalla progettazione di edifici virtuosi e dalla conversione dell'agricoltura a metodi di minor impatto ambientale. La lezione dei fatti dovrebbe aver insegnato che occorre guardare dentro le situazioni specifiche, mentre con le ideologie e gli apriori e contrapponendo rigidamente ambiente e sviluppo non si va da nessuna parte. O davvero è già stato dimenticato lo zero virgola riscosso dalla petizione per il no al nuovo ospedale in zona agricola?