Educazione, Metacarpi del 9 maggio

Si discuteva di violenze sulle donne, all’ultimo  confronto tra aspiranti sindaci. Fra le misure  invocate, una candidata ha posto l’accento  su un dato culturale: l’educazione degli uomini. “Non  sono educati al no e all’insuccesso”, ha precisato. Vero:  e noi, generazione oltre i sessanta, possiamo ben offrirci  come insegnanti. In età adolescenziale siamo  stati infatti plasmati da tali insuccessi negli approcci  al gentil sesso, da meritare un dottorato di ricerca.  Abbiamo approfondito la materia in decine di feste  private in cui stringere solo un po’ la lei di turno non  differiva dall’abbracciare un frigorifero. Aggiungete il  curriculum di anni di frequentazioni di balere dove  loro, aggregate in gruppi masticanti chewingum, alla  richiesta di un ballo ci squadravano da cima a fondo,  soppesandoci senza degnarci di una risposta. E noi  lì, a meditare sulle ragioni della disfatta: una mole di  ragioni che ci hanno poi resi uomini mansueti, facilmente  accantonabili per il macho di passaggio. Da  qui un know how sui no ricevuti, che sarebbe peccato  disperdere. Ci siamo meritati una cattedra. 

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