Sulla “scomparsa” dei renziani che sostennero nel 2013 la candidatura di Roberto Arletti, (Voce del 10 ottobre) uno di loro ci scrive: “Abbiamo imparato sulla nostra pelle che il Pd di Carpi non fa prigionieri (...). Dopo la sconfitta di Arletti non c’è stata alcuna mano tesa da parte dei vincitori”. Verrebbe da riflettere sulla cronica allergia del gruppo dirigente dem di Carpi ad aprirsi per davvero ad apporti di storie e culture diverse. Ma bisogna anche ricordare che lo stesso è accaduto a parti invertite nel nazionale, dove è stato Matteo Renzi a non fare prigionieri. Se ne desume che se ancora c’era qualche dubbio, l’operazione Pd è stata un fallimento totale, almeno rispetto a valori e visioni, rimanendo in piedi solo come politica politicante. Il più lesto a capirlo è stato proprio l’ex Sindaco di Firenze che, pur condividendo l’antisalvinismo e poco altro, si è messo in proprio. Se accadesse anche a Carpi, chi oggi governa la città dovrà pur chiedersi perché abbia potuto crearsi uno spazio al centro dello schieramento politico. E non dovrà meravigliarsi se qualcuno vi si accomoderà.
16 Ottobre 2019
Centro, rubrica Metacarpi del 17 ottobre
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