di Tiziano Morgillo
Il 2016 è stato l’anno perfetto per dimostrare che conta molto più ciò che si vede sui mercati rispetto a quanto si dice dei mercati. O meglio, che spesso e volentieri è più saggio affidarsi al trend dei mercati piuttosto che a svariate analisi macroeconomiche delle case d’investimento che tanto sono tra loro in concorrenza spietata e ben lungi dal conoscere con esattezza che cosa potranno riservare i mercati finanziari.
Se così non fosse, mi piacerebbe capire come mai non sono in grado anche di anticipare i ribassi significativi dei prezzi. L’anno 2016 è partito con un fortissimo ribasso dei mercati azionari e obbligazionari più rischiosi. Ma poi, paradossalmente, hanno reagito piuttosto bene alla Brexit (per ora non se parla, ma presto tornerà alla ribalta) e soprattutto all’elezione di Donald Trump e all’esito del referendum in Italia. Insomma, è stato l’anno dell’esatto contrario di quanto preventivato anche dai migliori analisti. Questo in realtà ci conferma un’accezione molto importante per i mercati finanziari e cioè che “nessuno in realtà può conoscere bene che cosa faranno i mercati”, ma si fanno soltanto delle ipotesi. Allora in un mondo finanziario in cui l’incertezza è sempre dietro l’angolo e la volatilità pronta a esplodere, ciò che più conta è saper gestire in modo molto dinamico il proprio patrimonio per accodarsi alle tendenze dei prezzi piuttosto che alle analisi sul futuro economico, perché proprio e solo la direzione dei prezzi è la vera variabile da monitorare attentamente. Esistono due tipi di teorie finanziarie: quella del “compra, mantieni e… spera” oppure quella del “compra, osserva…e agisci”. Chi si affida ciecamente alla prima, perché tanto prima o poi tutto risalirà, purtroppo resterà sempre in balìa degli eventi negativi e verrà indotto a perdere anche dopo anni di attesa. Chi invece fonda le decisioni finanziarie sulla base oggettiva del trend dei prezzi sarà sempre più riparato dai cali significativi dei prezzi e più avvantaggiato in termini di opportunità.