L'anno che sta per concludersi lo possiamo inquadrare come l’ennesimo di transizione da una situazione di crisi profonda, partita con la grande depressione del 2008-2009 all’inizio della vera ripresa economica.
Ebbene sì, questa è la buona notizia, perché soprattutto per l’Italia e l’intera eurozona è molto probabile che il 2016 possa segnare la vera svolta verso il miglioramento.
Questo scenario positivo che la Bce immetterà sul mercato e che, a meno di una guerra mondiale rilevante le cui probabilità a oggi sono molto basse, produrrà degli effetti immediati sul circuito del credito e delle politiche fiscali e sociali dei paesi europei, e quindi riporterà gradualmente nuova fiducia nei consumatori con conseguente rialzo dei fatturati aziendali.
Nemmeno l’avvio in America del rialzo dei tassi , portati dalla Fed dopo sette anni dallo 0.25 allo 0.5 per cento, dovrebbe ostacolare questo nuovo percorso di crescita europea visto che il trend ascendente dovrebbe realizzarsi in modo graduale e in linea con la situazione economica generale.
I primi mesi del prossimo anno, tuttavia, potranno ancora presentarsi leggermente negativi per effetto della fase finale del calo del prezzo delle materie prime e in particolare per il tracollo del prezzo del petrolio, per il quale è stimabile un prezzo obiettivo in area 27-32 dollari (vedi grafico), da cui potrebbe rimbalzare e anche con decisione nella seconda parte del 2016. La brutta riguarda piuttosto i risparmiatori, soprattutto quelli italiani, da sempre molto investiti nelle obbligazioni statali e bancarie o in strumenti a essi collegati, perché avranno davanti a sè uno scenario di forte volatilità dei prezzi di questi investimenti anche causati dal rischio di liquidità, la vera spada di Damocle per il nuovo biennio.
In estrema sintesi, il rischio di liquidità del mercato delle obbligazioni è l’incapacità di poter vendere un’obbligazione per la mancanza di compratori: la causa principale risiede oggi nei tassi di remunerazione negativi o pari a zero, in certi casi anche per le scadenze fino a sette anni, non compensando così nemmeno il tempo in cui si decide di restare investiti. Pura follia finanziaria: eppure è cosi, ma è doveroso ricordare che i mercati prima o poi ristabiliranno il giusto equilibrio e sono solo in attesa di un evento negativo che possa scatenare il panico.
Quindi anche strumenti obbligazionari ritenuti sicuri potranno subire delle variazioni di prezzo significative per effetto del rischio di liquidità e potranno essere comunque vendute se non a prezzi molto sconvenienti per l’allargamento dello spread denaro-lettera e del rischio di credito dell’intero mercato. La soluzione sta nell’anticipare questo evento negativo e diversificare tantissimo e con strumenti tra loro decorrelati. Auguro a tutti i cari lettori un sereno Natale e un felice 2016.