L'equilibrio difficile tra le responsabilità

Siamo in un’epoca in cui tutto è bianco o nero e sempre portato alle conseguenze più estreme in tutti i campi, interiori ed esteriori, fino alla paralisi. E ciò invece di ricercare, anche faticosamente, una possibilità di vita per tutti, scaricando una parte di essa sul volontariato anziché su tutta la società. Ognuno ha questo problema: in particolare le persone comuni, i laici nella Chiesa e nel mondo sulla base dell’autonomia riconosciuta e verificata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Anche la preghiera ha bisogno di riflettere, di meditare per spiegare la vita secondo le proprie possibilità e chiede di cambiare le prospettive nel tempo pur secondo una certa linea che nella fede ha una fonte primaria. L’azione (pensata) diventa preghiera così come l’impegno nella vita diventa preghiera se sgorga dalla fede vissuta. Così si evitano i fideismi e l’opposto (lo stare a guardare senza nulla fare o pensare: l’indifferenza). Ciò è importante anche secondo gli impegni dell’età e secondo le possibilità in base ai doni di natura e di grazia ricevuti. Sta scritto, nelle Sacre scritture: non cercare, non presumere delle tue forze e capacità in tutti gli ambiti di vita, riconoscendo i tuoi limiti. La responsabilità sociale nasce da quella personale, individuale, famigliare, economica e politica. Il difficile è l’equilibrio fra le responsabilità. L’equilibrio nasce in particolare dalla posizione che il soggetto ha nella società, nonché dalla vocazione propria di ciascuno e dalla coerenza con essa non dimenticando che, specie i laici, hanno dei doveri imprescindibili a cui non possono e non devono rinunciare. È essenzialmente l’orientamento della vita che si decide per l’economia del dono, per l’oggi di Dio che accade sempre in un tempo presente. Il Regno di Dio è in mezzo agli uomini dice Matteo. Occorre domandarsi spesso se si è nella via giusta, negli atteggiamenti semplici ma adeguati che abbiamo imparati dal Vangelo (e che sono penetrati nella nostra interiorità, ciascuno anche interpellando la propria coscienza cristiana) nelle scelte piccole e grandi che, ognuno di noi, corrispondono o meno alle prospettive di Gesù che occorre conoscere a fondo proprio nei sentimenti e nelle azioni. Gesù nella sua vita, non sempre attacca, ma spesso tace o si ritira a riflettere, a meditare, a richiedere la luce dello Spirito, a pregare per cogliere la volontà del Padre. Non è richiesta una forma di ansia ma una confidenza filiale e fraterna che è quella richiesta dall’amore vero che fa di Gesù e dei fratelli una realtà unica. In questo contesto l’equilibrio del cristiano appare essenziale e la preghiera personale mette in relazione con lo spirito di Gesù. La dialettica che è propria dei due orientamenti fa parte della vita umana e cristiana che pende sempre alla pienezza fino al compimento finale che è dono di Dio.

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