Accoglienza: atto rivelatore della fede in Dio

La Bibbia è ricca di brani  che raccontano episodi  di ospitalità, presentati  come quell’atto di accoglienza  dell’altro che rivela la stessa  fede in Dio. Per il cristiano,  infatti, l’accoglienza dell’ospite  è un dovere che permette di  intravedere, in ultima istanza,  dietro al volto delle persone fisiche,  la presenza stessa di Dio.  Non solo amici e correligionari,  ma anche sconosciuti e stranieri  devono essere ospitati da  coloro che si sentono cristiani.  Mi piace ricordare lo scontro  di Gesù con gli scribi e i farisei.  Gesù rinfaccia ai suoi avversari  di aver dato vita a una religione  di facciata, preoccupata delle  apparenze e della tradizione.  Scribi e farisei usano la religione  per l’affermazione di sé  stessi, non per il bene del popolo  di Dio; essa dà loro un certo  prestigio, un ruolo sociale, permette  di minacciare e di blandire,  di esibire in certi comizi il  rosario o il vangelo, di chiedere  obbedienza e sottomissione.  Le loro parole sono di solito,  parole di consevazione, non di  conversione e di speranza. Soprattutto  sono parole cariche  di ipocrisia, di doppiezza.  L’ipocrisia è infatti, fondamentalmente,  un uomo che  recita, che ama la pubblicità,  che valorizza più l’esterno che  l’interno. 

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