In campo i difensori di monsignor Cavina

Volgarino da Cremona: errori di metodo e logica 

Caro Direttore, si dice che “Mentre una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo, la verità è ancora intenta ad allacciarsi le scarpe”. Non poteva suscitare sensazioni tanto diverse, da quelle che evocava Mark Twain con il suo noto aforisma, l’articolo apparso lo scorso 4 aprile, sul giornale Voce a firma di Florio Magnanini (ripreso proprio oggi quasi punto per punto da Giovanni Tizian su l’Espresso se si esclude per un finale davvero esilarante che contiene anche un “…parrebbe che ci sia una donna che dica…”. Quest’ultimo passo sembra ripreso invece dal manuale del bravo delatore, parte seconda questa volta, perché include conversazioni (?) di non si sa chi, di non si sa quale affidabilità, come sui cosiddetti ‘social media’ dove: tutti dicono tutto e di tutti, e di tutto si dice a proposito di tutti … . Ma Tizian, volto corrucciato d’ordinanza, tratta le notizie come la carne di maiale e quindi non si butta via niente). Magnanini, che usa i toni di chi pensa di saperla lunga, si propone ad un tempo in veste di storico, politologo, teologo ma soprattutto non fa carestia, nell’inondarci di parole tradotte da quella sapienza acquisita, a furia di usurarsi le orecchie pur di non smettere di ascoltare le confidenze di personaggi rancorosi che ancora non si rassegnano per qualche esclusione, molto probabile e da chissà quali ruoli o competenze, per chiara inadeguatezza (senza alcun dubbio). Il titolo dell’articolo, d’altronde, va oltre la provocazione svelando fin da subito il suo intento offensivo verso il vescovo di Carpi. Tesi-antitesi-sintesi. Magnanini non è riuscito a fare suo l’aiutino che la Dialettica Hegeliana pure gli avrebbe offerto (gratuitamente) per costruire un complesso di argomentazioni appena decenti. Riesce a contraddirsi ad ogni passo ed inciampa inesorabilmente, alla prima difficoltà: esaltando, da subito, quei vescovi che nel passato hanno inciso, eccome, sul tessuto socia- le carpigiano, con pieno titolo considerato il contesto storico in cui vivevano, per poi dare colpa a don Francesco (così viene chiamato dai fedeli, il vescovo Cavina, che le visioni del sig. Magnanini vogliono un uomo, al contrario, tanto, ma tanto… ambizioso) dello stesso modo di porsi, prima si parla del suo presenzialismo sul territorio quasi ossessivo ma subito dopo “… Governando Diocesi, Curia e relazioni cittadine quasi più con le assenze che con le presenze…”. Come la mettiamo, allora? Con la telepatia, evidentemente! Don Francesco vive con assoluta limpidezza, a parere non solo di chi Le scrive, “il suo tempo con tutte le sue difficoltà”: una esortazione quest’ultima più che una nuova declinazione del Relativismo Storico, pronunciata decenni fa da quel noto politico, prima di subire il martirio. Questo significa che i “confronti” ed i contrappunti proposti da Magnanini contengono errori di metodo e di logica. Come a dire che, in un quiz televisivo, si possa proporre: chi è stato miglior Papa: Pio XII o Pio X? È questo il porto in cui ci vorrebbe trascinare. E da questa “analisi storica” viene quasi naturale scorrendo la prima parte dell’articolo come l’anteprima di un trattatello che egli stesso a questo punto potrebbe scrivere, titolo: “Vite dei vescovi di Carpi dal dopoguerra ad oggi”. Svetonio (Gaio Tranquillo) un storico latino che la critica definisce di seconda fascia, nella sua opera magna “Vite dei dodici Cesari” arriva a lanciare critiche graffianti su alcuni degli imperatori di cui parla. Ora, Non si può certo pretendere dall’articolo apparso su Voce una esposizione che abbia il respiro di un’opera monumentale. Ma quando si vuole arrivare alle conclusioni “definitive” cui è arrivato, ad accuse così nette e dirette, si pretende (sì è una pretesa), quel “lampo” assoluto che deriva da una analisi che contenga metodo ed un certo rigore. Sarebbe stato molto più interessante un lavoro di questo tipo (prendendo spunto magari da uno storico latino sia pure di “seconda fascia” come Svetonio, e non dalle comari di mezzo paese. Se queste sono le premesse, per il trattatello, non prevedo un grande avvenire). È quindi evidente che mancavano e mancano del tutto i presupposti, manca a Magnanini la cultura e la profondità necessaria per non degradare, come ha fatto, un articolo che avrebbe potuto contenere una legittima critica, anche in aperto dissenso. Invece resta afflitto dall’ansia di inondare il lettore con un bulimico diluvio di “informazioni”. Sulle indagini, maliziosamente evocate, non voglio nemmeno entrare nel merito. Frasi fatte come “le indagini facciano il loro corso…” da sempre mi lasciano del tutto indifferente. Il principio della “obbligatorietà della azione penale”, peraltro sancito dalla Costituzione fu già definito come “una svista del Costituente” da Piero Calamandrei (uno dei maggiori giuristi del ‘900, ed egli stesso Padre Costituente), o come “una visione feticistica” da Giovanni Falcone, oltre ad essere criticata praticamente da tutti i giuristi che ho avuto modo di ascoltare nella mia vita (ricordo, ma solo per fare due esempi, il Procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, e Valerio Spigarelli presidente dell’Unione Camere Penali). Se il nostro Ordinamento giuridico fosse privo di questa…“ svista” o di questo “feticcio”, (che lo allontana da quelli moderni, europei ed anglosassoni, per accostarlo invece a quello di alcuni tipici ‘Ordinamenti indiziari’ del sud America, può suonare strano ma è così), la questione delle “Fontane danzanti” avrebbe tutt’altro rilievo per la Giustizia. Ma tranquilli, alla fine ci pensa Giovanni Tizian: sette, otto parole per dire che il Pubblico Ministero chiederà al Gip l’archiviazione, ed invece intere pagine, fitte fitte di aggettivi strategici, nulla per un duro come lui, per riferire in pessimo stile giornalistico di fatti e conversazioni senza alcun riscontro, che probabilmente avrà ascoltato solo lui. Detto tutto, penso. Era Voltaire che diceva: sono in totale disaccordo con tue idee, ma farò di tutto perché tu possa esprimerle. Ma parlava di Idee, non delazioni.

Michele Volgarino - Cremona 

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