L'acqua del lago non è mai dolce

La protagonista di questa storia narrata in modo lucido, realistico e quasi ipnotico, in cui la parola sembra nascere dalla vita quotidiana e da uno scavo profondo nell’essere, vive con la sua famiglia ad Anguillara Sabazia, sulla riva del lago di Bracciano. È una famiglia povera e disgraziata: la madre Antonia è una donna forte, testarda e fiera che non scende mai a compromessi, disposta a spremersi per dare ai figli orgoglio e mera sopravvivenza: niente regali, niente televisione, nulla che non sia indispensabile. Il padre è invalido dopo essere caduto da una impalcatura mentre lavorava in nero, il fratello più grande è in lotta con la madre e con il mondo, i due fratellini più piccoli, gemelli, vivono un’esistenza tutta loro, fatta di linguaggi segreti e complicità. 

 

E lei, che conosciamo da bambina e accompagniamo fino a quando diventa una giovane donna, racconta dolorosamente come è riuscita a diventare grande affrontando la gente, i compagni di scuola ricchi con le loro vacanze e i loro cavalli, le amiche che l’hanno tradita, il bisogno disperato di tutto e nello stesso tempo l’odio del possesso di quel tutto, il rifugio nei libri, nei bei voti, nei tuffi pericolosi in quel lago in cui si dice sia nascosto un presepe sul fondo, anche se lei non lo ha mai visto. Ci racconta di sua madre a cui non riesce a dare affetto, da cui non riesce a riceverlo, del suo tentativo di nasconderla insieme a tutta la famiglia al giudizio degli amici, dei professori, delle madri delle amiche.

Io vorrei dire che tutti mentiamo sulla nostra famiglia, è quello il covo delle nostre più ardite bugie, dove nascondiamo la nostra identità, ci inventiamo favole, proteggiamo ingiustizie, facciamo incetta di luoghi comuni e ci barrichiamo dietro le grida, le urla, i misteri. Ci incamminiamo verso il pontile, gli chiedo se si è mai tuffato da lì e lui risponde di sì e poi dice: Ci hai mai pensato all’acqua? Dicono acqua dolce, ma è una bugia.

Gaia, questo è il nome della protagonista, non si lamenta mai, sembra accettare tutto con una passività sofferente e stoica, anche se in alcuni momenti reagirà ai torti subiti con una violenza smisurata, che lei sa bene non trattarsi di coraggio, come invece afferma la sua amica del cuore Iris, ma di una forma di sopravvivenza che non le lascia scelta. Giulia Caminito, una giovane scrittrice già giustamente premiata, ha dato vita a un romanzo di formazione dei nostri tempi in cui l’autoanalisi si stempera nelle difficoltà di comunicazione, nella quasi incapacità di essere se stessi in un mondo che chiede sempre di essere qualcosa d’altro.