Tutti i ritorni della vita, In cornice

Conosco due tipi di ritorno. Quello tuo quando ti muovi verso un luogo o una circostanza già vissuta, quello nel quale attendi qualcosa o qualcuno che in quel momento si muove verso di te. È il ritorno da una parte di Ulisse e dall’altra di Penelope. Ulisse si muove verso Itaca, Penelope sta ferma nella speranza. In entrambi i casi un grande flusso verso il futuro carico di impronte del passato. Poco più in là c’è la mia esperienza piccola e ancorata a poche cose. Il luogo è il giardino della casa vecchia. Un cancello che cigola ad aprirsi, che traballa ancora sui cardini che il nonno ha forgiato nella sua officina, al quale una semplice decorazione a quadretti dona leggerezza alla lamiera pesante e saldata. Il cancello si apre solo a chi scende dalla vettura e sposta a fatica il chiavistello. Poi è la ghiaina che scricchiola sotto le ruote ad avvisare. Una volta fu il carro da morto che portava a casa Raul da Roma ad arrivare tristemente atteso, ma tutti gli anni era la macchinetta della famiglia, stipata di persone e cose che entrava a festa nel cancello avvisando: siamo arrivati e, c’era chi c’era, ma c’era festa a scendere giù coi piedi nel ghiaino invece che nella sabbia.

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