In cornice del 5 dicembre

Santa Lucia, l’eternità dell’esser bambini

In quel tempo, quando si era bambini, si aspettava con ansia il premio della bontà. Si aspettava Santa Lucia. Era la notte del tredici dicembre, la notte più lunga che ci sia. E poi, più tardi, arrivò Babbo Natale, ma quello era stato importato perché i bambini autoctoni era a Santa Lucia che scrivevano una letterina. E da lei si temeva il carbone. Santa Lucia arrivava, anche lei, di notte e lasciava doni a quelli che erano stati buoni. Santa Lucia veniva festeggiata in modo particolare in San Francesco dove c’era una sua immagine con lei, la palma del martirio e il piattino con dentro gli occhi. Nei saloni era allestita una colossale pesca. Tutti portavano alla pesca le cianfrusaglie che a casa non si potevano più sopportare, tutte le cose di cattivo gusto, tutti i ricordi sgraditi. Adesso quelle cose si portano a “Recuperandia” e si scommette che, sempre, si trova qualcuno a cui interessano. Così, nonostante questo e nonostante la consapevolezza radicata in ciascun parrocchiano, si andava al banco e si comperava quel biglietto arrotolato che dava diritto a un premio sicuro, premio che consisteva in una cianfrusaglia che aveva solo il pregio di essere di un’altra famiglia e, quindi, di non essere stata troppo sotto gli occhi.

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