Non è per malinconia o per rimpianto, non è per mancanza di fiducia nel presente e nel futuro, è per cura dell’archeologia. Potrò anche io, visto che si conservano le radici delle mura buttate giù, conservare dei beni inerenti al passato. Se c’è cura per le pietre, anche quelle che stanno sotto terra e sono segni impercettibili, allora perché non aver cura e conservazione della nostra passata traccia? Ci sarà pure una Soprintendenza alle passate cose che ci riguardano... Così tracce di archeologia della memoria, archivio delle cose che non tornano ma che sono state messe in fila, non in ordine, ma così come si presentano galleggiando come tappi di sughero che non tollerano di rimanere sotto. Non più.
24 Novembre 2018
Archeologia di cose che non ritornano
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