“Era un solitario che non sfuggiva la gente. Anzi si sarebbe detto che solo la gente gli stesse a cuore. Si portava sopra i posti dove c’erano i contadini che zappavano, che spargevano il letame, che falciavano i prati, e gettava voci cortesi di saluto. [...] Dall’albero, egli stava delle mezz’ore fermo a guardare i loro lavori e faceva domande [...]. A volte, indicava se il solco che stavano zappando veniva diritto o storto [...]; a volte s’offriva di far loro piccole commissioni [...] (I. Calvino, “Il barone rampante”, in I nostri antenati, 2003, p. 149). Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del romanzo “Il barone rampante” di Italo Calvino, pubblicato nel 1957, il 15 giugno del 1767 si rifiuta di mangiare il piatto di lumache previsto dal pranzo della sua nobile famiglia: commesso tale gesto di gravissima disobbedienza, in un tempo che precede di poco la Rivoluzione francese, il dodicenne Cosimo sale su uno degli alberi nei pressi dell’agiata abitazione dei Rondò, per non mettere mai più piede su alcuna terra. Cosimo fa suo e porterà fino in fondo, fino all’estremo della sua coerenza, un sistema di vita che, nato da una ribellione, lo collocherà nel mondo secondo suoi ideali, ideali che intanto egli stesso non saprebbe spiegare (v. op. cit., p. 299).
5 Agosto 2020
Trame scritte nell'aria: su Il barone rampante, Il cannocchiale
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