Sguardo, frammenti, storia su Opinioni di un clown di Heinrich Böll, Il cannocchiale

«“Ma che tipo di uomo sei, in conclusione? domandò Leo. “Sono un clown” risposi “e faccio collezione di attimi (...)» (Heinrich Böll, Opinioni di un clown, San Paolo, 1998, p. 245). H. Böll, scrittore e intellettuale impegnato, figura in alcuni momenti controversa, vincitore nel 1972 del Nobel per la letteratura, pubblica nel 1963 Opinioni di un clown, romanzo di cui il “collezionista di attimi”, Hans Schnier, è il protagonista. Clown di professione, dolorosamente messo in crisi dall’abbandono della donna che ama, racconta momenti significativi della sua vita che precedono e seguono l’evento cruciale della separazione. Nel racconto di Hans il tempo somiglia alla sua condizione umana: è in frantumi. Infatti, il clown narra un vissuto di cui spesso spezza la naturale linea del tempo con flashback riguardanti momenti che, rispetto al passato stesso di cui narra, sono anteriori; poi, il tempo già vissuto, attraverso il consueto discorso diretto dei personaggi di cui si racconta, sembra farsi di nuovo presente; inoltre il protagonista, mentre narra, fa riflessioni di validità generale, che danno particolare consistenza al momento in cui l’atto di narrare si sta compiendo: il tempo è insomma una linea che si spezza e ricombina, la vita si dà per frammenti. Che però sembrano tenuti insieme da una continuità, quella data dell’identità fortemente caratterizzata di Hans, che in nessun sistema di valori della società in cui vive, riconosce i suoi, ma nell’esperienza della fiducia verso alcune persone trova uno dei Sguardo, frammenti, storia su “Opinioni di un clown” di Heinrich Böll modi più forti di riconoscere se stesso, come denota il rapporto con l’amico Edgar: «lui era uno dei pochi (...) al quale mi ero sempre mostrato così com’ero. E non possedeva altra fede che quella in alcune persone; gli altri credevano in molte più cose: credevano in Dio, nel denaro in senso astratto, in qualcosa come lo Stato, la Germania. Edgar no» (op. cit., p. 230).