Notti magiche per vecchi e nuovi Italiani

Se c’è un giorno in cui tutti, ma proprio tutti, ci sentiamo più Italiani, è quello in cui la Nazionale di calcio alza un grande trofeo internazionale, con il Notti Magiche colonna sonora del “nostro” mondiale di Italia 90 a firma del duo Bennato-Nannini che assurge ad una sorta di inno nazionale pagano. L'impresa Europea degli Azzurri di Mancini arriva quindici anni dopo il Mondiale del 2006: un lasso di tempo sufficiente a far sì che il successo di Wembley sia una prima volta per i più giovani. Ma non solo. Chi ieri sera si è tuffato nelle vie del centro per prendere parte a caroselli e festeggiamenti non avrà mancato di notare una grande differenza rispetto a quindici anni fa: l’orgoglio nazionale ha portato in piazza e per le strade anche tantissimi italiani di nuova generazione, immigrati da paesi lontani ma che nella notte di Wembley si sono sentiti e forse scoperti più Italiani che mai. Con piazza Martiri blindata al traffico, il po-po-po-po-po di berliniana memoria è risuonato soprattutto in via San Francesco, a ridosso di piazza Garibaldi, e in corso Cabassi, colorate da una marea di tricolori. Portati sulle spalle, issati sulle aste delle bandiere e esposti al vento dai finestrini delle automobili che hanno sfilato in corteo. Sotto queste bandiere anche tanti, tantissimi volti dai tratti visibilmente asiatici, mediorientali e nordafricani. Volti di persone che vivono il nostro Paese da tanti o pochi anni ma che aspettavano solo un grande momento di piazza per sentirsi più italiani, o davvero italiani. Il calcio è d’altronde da sempre una grande agenzia di socializzazione e aggregazione, creando un’identità di popolo sotto gli stessi colori. Lo è stato negli anni Sessanta e Settanta per i tanti immigrati interni che si sono trasferiti per lavoro dal sud d’Italia e che hanno trovato negli stadi delle loro nuove città del nord un grande veicolo di socializzazione e appartenenza. Lo è stato ieri notte la Nazionale di Mancini, che ha fatto sentire tutti un po’ più Italiani. 

(Enrico Ronchetti)